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I turbanti di Odile: storie di viaggi, colori e case sparse per il mondo

mutadesign

Per portare un turbante ci vuole grazia, estro e un pizzico di vanità. Ma soprattutto ci vuole una testa, perché – Odile lo sa – la vera eleganza sta tutta lì.

E Odile (Orsi, n.d.r.) sa anche che a rendere moderno un capo dal fascino senza tempo sono una linea semplice e un tocco di luce: sono fatti così i suoi turbanti. Una fascia per capelli con un grande nodo cucito al centro, e pennellate di colore che sono un po’ il suo marchio di fabbrica. L’obiettivo era quello di creare una linea che ricordasse i turbanti anni ’50 ma in una versione più contemporanea e veloce da indossare, un’idea nata forse quattro anni fa, a Londra, dove ha comprato il suo primo turbante vintage.
Il primo campione della collezione, Odile l’ha realizzato per sé stessa, in nero: man mano che ne produceva altri in diversi colori e fantasie, è arrivata a innamorarsi dei più stravaganti fino a perdere – letteralmente – la testa per uno verde con le striature tono su tono che le ricordano le foglie delle palme.
Elegante nella figura, intelligente nella creatività, con un accento francese che le decora le labbra: Odile Orsi ha origini alsaziane e i suoi genitori hanno per questo motivo deciso di darle il nome della patrona dell’Alsazia, il cui santuario – mi spiega lei carica di meraviglia – è situato su un’altura nel mezzo della foresta nera.
Di moda è sempre stata un’appassionata, ma a trasformare la passione in un lavoro (Mutadesign è oggi il suo brand) è stata una casualità legata alla sua precedente attività: si occupava d’arte contemporanea e viaggiando tantissimo aveva iniziato a realizzare capi passepartout – come l’immancabile tubino – perfetti per ogni occasione, che sono piaciuti tanto alla gente. L’arte – antica e contemporanea – non l’ha affatto abbandonata, presente com’è tra le sue fonti di ispirazione più vive, insieme a tutto ciò che il momento le suggerisce: un film, un profumo, un piatto.
E tracce d’arte sopravvivono e si fondono nella stessa realizzazione dei suoi capi, dipinti rigorosamente a mano: il tessuto diventa la tela di un quadro, dove Odile si sente libera di utilizzare le più varie tecniche, prediligendo fantasie floreali che richiamano le arti decorative di fine Ottocento per gli abiti da sera e le gonne in seta, fantasie astratte e materiche, con grandi campiture di colore, per i tubini.
E con i suoi tubini sempre in valigia – insieme alle matite per fare schizzi ovunque si trovi – , Odile è sempre in viaggio, per lavoro ma anche per bisogno: il viaggio è per lei fonte di nutrimento e ispirazione. E casa? Le chiedo: dov’è casa? Casa è dove si trovano le persone che ama: quindi – aggiunge – ne ho tante, sparse per il mondo.

 

 

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