«Immaginate di poter portare con voi solo un bagaglio a mano per il resto della vostra vita, cosa ci mettereste dentro?» A porre questa domanda non è la mia coscienza prima di partire per un lungo viaggio, ma un grosso libro che mi trovo davanti. All’interno di questo grosso libro c’è una serie di fotografie, in bianco e nero, quasi fosse un album dei ricordi. Di quelli che ci piace riaprire a distanza di anni per controllare che sì, una parte di noi è ancora lì dove un giorno l’abbiamo lasciata.
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Le regole del cappuccino perfetto
Un cappuccino, grazie. Che io sia in ritardo o in anticipo sulla tabella di marcia. Che io sia assonnata, sfatta, stropicciata o vestita come una diva alle 8 del mattino. Che fuori ci sia il sole oppure la pioggia. Che io sia in montagna, di fronte al mare o all’angolo di una strada trafficata perché è lì che mi piace pensare ci si possa innamorare. Che io sia in compagnia oppure sola con me stessa. Il mio primo desiderio della giornata sarà sempre questo. E a forza di cappuccini ordinati e scolati e goduti e offerti e ricevuti a sorpresa prima di una lezione, ne sono diventata un’esperta. Oserei dire…
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La sfilata sul porto
Abbiamo bisogno che ci faccia stare bene. Con noi stesse, col meteo, con gli angoli di mondo che abbiamo intenzione di esplorare oggi. Abbiamo bisogno che sia bella alla vista e buona al tatto. Che sia sostenibile. Che sia originale. Che ogni suo dettaglio sia sapientemente studiato e curato. Abbiamo bisogno che ci chiami per nome. Questo chiediamo, essenzialmente, alla moda. E che – perché no? – ci conduca una domenica pomeriggio di aprile, con un’amica, su una terrazza vista porto.
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Chiara, che ti sei messa in testa?
È una domanda più che lecita, quando ti capita di incontrare Chiara.