Anche quando nessuno te lo dice. Anzi, soprattutto quando nessuno te lo dice: è proprio lì che devi mantenere la lucidità di riconoscerti un merito quando ce l’hai. Che è una cosa ben lontana dalla presunzione e dalla pienezza di sé: vuol dire imparare a giudicarsi con spirito critico, e farlo con la stessa intransigente severità di quando commettiamo un errore.
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Occasioni
Che non è (solo) il titolo di una bellissima raccolta poetica di Eugenio Montale, ma quella parola che, oggi più che mai, ci eccita, ci tormenta, in ogni caso ci ossessiona. In un’epoca di insicurezza − lavorativa e sentimentale − come quella in cui viviamo, ci fanno credere che le occasioni che ci si presentano davanti vanno colte, sempre. Che se non ti butti ti perdi il meglio, a prescindere. Un po’ come la storia del treno che passa una volta nella vita: una leggenda metropolitana che certamente non spaventa chi, come me, è abituato ad aspettare il 604, che ha più o meno la stessa frequenza.
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E se la fotocamera interna avesse ragione?
Ci sono domande esistenziali, totali, universali, che hanno scomodato i più grandi pensatori e i più talentuosi drammaturghi. Perché esistiamo? C’è vita oltre la morte? È nato prima l’uovo o la gallina? E poi c’è la domanda delle domande: e se la fotocamera interna avesse ragione?
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Elogio del regalo inutile
Il regalo perfetto è quello di cui non si sentiva l’esigenza. Quello senza il quale la vita avrebbe continuato a scorrere senza particolari intoppi. Eppure il regalo inutile è ciò di cui abbiamo un bisogno oserei dire disperato in una vita durante la quale siamo stati abituati a fare ogni cosa per raggiungere un fine. Un pezzo di bellezza immotivata, che qualcuno si è preso la briga di individuare nella moltitudine, impacchettare in una carta blu a pois bianchi e consegnarti a domicilio.
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Cose che odio dei social
Devo ammetterlo. Io AMO i social network, e questo non sarà il post in cui vi propinerò la solita retorica del ‘siamo tutti più asociali’. Anzi, credo sarebbe troppo pigro attribuire all’esistenza dei social una responsabilità che, in ogni caso, sarebbe solo nostra: a coltivare i propri rapporti in maniera autentica, ci si riusciva ai tempi dei piccioni viaggiatori e ci si riesce ai tempi della messaggistica istantanea. Fatta questa premessa, questo sarà invece il POSTO in cui elencherò in maniera casuale cose e persone che dei social proprio non mi vanno a genio.
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Svegliati, cosa stai facendo della tua vita?
Un giorno ho desiderato di ricevere un pizzico. Uno di quelli che ti svegliano anche se non stai dormendo, solo per chiederti: cosa stai facendo della tua vita?
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I sì e i no che ho detto (e quelli che dovrei imparare a dire)
Una delle prime cose che impariamo a fare, per ragioni di sopravvivenza, è dire sì e no. All’inizio è facile: sì per dire mi piace, no per dire non mi piace. Col tempo facciamo i conti col fatto che non sempre possiamo evitare tutto quello che non ci piace ed ecco che alcuni dei nostri no sono costretti a travestirsi da sì: sì, certo che ti faccio un favore. Sì, ti accompagno in capo al mondo. Sì, sono disposta a fare gavetta. Pure questa è sopravvivenza, certo.
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Elogio alla lentezza
Siamo quelli perennemente in ritardo sulla tabella di marcia (manco fosse quella del Bianconiglio). #sempredifretta eletto ad hashtag della vita, anche un po’ per darci un tono. Siamo campioni dello sport olimpionico del multitasking quando ci ritroviamo a pranzare mentre guardiamo la tv mentre chattiamo con il gruppo di amiche del liceo mentre siamo in videoconferenza con la mamma. Siamo quelli che la pausa (e anche la pausa della pausa) la passiamo scorrendo la bacheca di Facebook alla ricerca (disperata) di qualcosa che sia interessante. Siamo quelli che aggiungono al carrello mentre sono in sala d’attesa dal dentista. Che si pettinano nell’ascensore e si truccano al semaforo. Siamo quelli che…
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La relazione seria e altri mostri
Prima si aveva paura dei mostri sotto al letto, dei ragni, del buio. Oggi si ha paura delle relazioni serie.
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Mi manchi ma non tornare
Una cosa con la quale quando cresci devi imparare a fare i conti è la perdita.
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Settembre è una scusa
Quel luogo lontano e misterioso dove poter inviare speranze, aspettative e progetti con la stessa leggerezza con cui una volta si inviavano cartoline dalla villeggiatura. Quel tempo indefinito in cui – per un attimo ne abbiamo la certezza – saremo migliori: più magri, più organizzati, più produttivi. La verità è che Settembre è una scusa. Ma quella di cui abbiamo bisogno.