• progetti

    Quando impari a struccarti

    Capisci che sei cresciuta quando impari a struccarti.
    E non parlo (soltanto) dell’atto di liberarsi metaforicamente delle strutture e sovrastrutture che mettiamo in piedi ogni giorno nel tentativo di offrire al mondo la versione migliore di noi stessi, che pure è una cosa a cui sto lavorando. No, parlo proprio di quell’azione quotidiana che, a partire dalla prima (e rigorosamente ridicola) applicazione di make up risalente ai tempi delle scuole medie, ci dicono sia bene fare prima di andare a dormire. Un odioso rituale che generazioni e generazioni di donne ripetono con annoiata diligenza, ma spesso male. Ecco: capisci che sei cresciuta quando non solo impari a struccarti bene, ma capisci il valore di questo gesto. Che addirittura, contro ogni previsione, comincia a piacerti.

    Struccarsi, mi spiega Laura (una make up artist piena di talento e sensibilità, e da poco anche coraggiosa imprenditrice) è innanzitutto un atto di gentilezza verso noi stesse. Non vuol dire “portar via tutto”, e indistintamente, dalla nostra faccia, e lasciare così una pelle arrossata, stropicciata o impoverita. Vuol dire invece imparare a distinguere ciò che ci appartiene – un film lipidico che ci fa sentire bene nella nostra pelle – da ciò che, a fine giornata, va eliminato: il make up (o ciò che resta) della giornata e tutte le impurità che abbiamo inconsapevolmente accumulato e di cui avvertiamo il peso soltanto quando ce ne liberiamo.

    Per questo motivo (e per altri cento, legati alle necessità della sua professione di make up artist tra un set fotografico e l’altro e alla sua attenzione alle esigenze delicatissime delle pazienti oncologiche), Laura Portomeo ha concepito una linea di prodotti per la detersione: Lace beauty – secondo il concetto per cui la nostra pelle è come un delicato merletto, nelle cui trame sempre diverse è tessuta la nostra storia -, che si distingue soprattutto per la coerenza di ogni sua scelta e per la cura che si impegna a prendersi non solo di noi, ma anche dell’ambiente in cui viviamo: ogni cosa, dagli ingredienti naturali dei prodotti alle confezioni airless, cioè concepite per evitare ogni spreco o contaminazione, rimanda ai concetti oggi troppo facilmente sottovalutati di equilibrio e rispetto.

    Il primo dei suoi prodotti, che ho avuto il piacere di provare – è il caso di dirlo – sulla mia pelle, è Lizzie (dalla protagonista femminile di Orgoglio e Pregiudizio, a cui fa compagnia nella stessa confezione la spugna naturale Jo, dal personaggio di Piccole Donne), una crema detergente struccante a base di linfa di vite, che vuole bene alla nostra pelle così come è. E che soprattutto ci insegna a fare altrettanto.

     

  • progetti,  storie

    Di #detox, foreste lettoni e atti d’amore

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    La pelle racconta di noi.
    E quindi la mia parla di traffico e di semafori spesi a rifarmi il trucco e di stress post sessione estiva e di città e di treni e di tutti i lunedì di questa vita e di sonno procrastinato e accumulato come le puntate del Trono di Spade. Roba che #detox non è solo un hashtag figo ma un bisogno, della mia pelle e di tutta me stessa, di purificazione.
    E idratazione.

  • appunti

    La bellezza, dov’è?

    Negli occhi, o meglio in certi occhi: quelli che sono come finestre aperte sul mondo. Nel fatto di condividere la bellezza stessa (anche su Facebook) che a tenerla tutta per sé non è poi così bella. Nella ricerca – continua ma mai estenuante – di ispirazione. Nelle serrande semichiuse a ricordarci che c’è una crepa in ogni cosa ma è da lì che entra la luce. Nell’attenzione e nella cura. Nell’alba, nei nuovi, quotidiani, inizi. Nei messaggi per noi o comunque nella nostra capacità di stare in ascolto: perché quel when is black, take a little time to hold yourself cantato da uno sconosciuto nel cuore di Milano mi piace pensare che fosse rivolto a me. Nella parola buongiorno. Negli uomini gentili. La bellezza sta in una città che è sempre la stessa ma sempre nuova, come una persona a cui vogliamo bene. Nei pranzi all’uscita dell’Università a cercare un posto che faccia un po’ Sex and the City e noi a parlare senza filtri e a cercare il giusto filtro su Instagram. Nei giardini segreti nel cuore del traffico. In qualche sana abitudine e nell’altrettanto sana voglia di romperla, l’abitudine. Nei caffè che finiscono ma le cose da dirsi no.

  • persone

    «Beyouty» è bellezza che comunica

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    La bellezza salverà il mondo, diceva qualcuno. Francesca – mille ricci e un sorriso che brilla – salverà la bellezza.
    Ricordandoci, con una “y” affatto casuale nella parola “Beyouty” a lei tanto cara, che la vera bellezza non ci vuole mai diverse da ciò che siamo.

  • storie

    Squillace e il potere della bellezza

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    Quel tipico momento in cui:

    Il caos regna sovrano dentro e fuori il mio armadio.
    “Sto giù” su Whatsapp a mo’ di “Presto che è tardi” ma senza Bianconiglio.
    Io che sono ancora in vestaglia e collant.
    Una voce fuori campo: – Qualcuno cominci a chiamare l’ascensore! –