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Racine Carrée: l’incontro degli opposti

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Questa è una storia d’amore. La storia di una bambina che cresce sentendo il profumo dei pellami nella conceria di famiglia. La storia di un viaggio che parte da Napoli e prosegue in giro per il mondo alla ricerca appassionata di idee, colori, linee. La storia di una radice quadrata, che altro non è che una doppia V.

Quella di Viviana Vignola e della sua collezione di scarpe, che definirle tali è riduttivo. Sensuali, assolute, risolute come le donne che vanno esattamente dove vogliono andare. Coraggiose come certi amori che esistono a dispetto di ciò che è perfetto e ciò che non lo è. Forti. Consapevolmente eleganti. Arte pura e semplice che incontra il pregio dei materiali e lo studio approfondito della calzata.
Questa è una storia d’amore e come tutte le storie d’amore che si rispettino racconta di contrasti e opposti e linee antitetiche che invece di scontrarsi, si incontrano ed è come se non potessero fare altrimenti.
(Questa storia l’ho ascoltata e annusata e toccata sabato 12 aprile al Grand Hotel Santa Lucia, durante un temporary show-room.
Ma ora voglio che a raccontarla a voi siano le parole di Viviana Vignola.)
La collezione. Questa prima collezione si chiama “Incontro degli opposti” perché è un incontro di linee completamente antitetiche che insieme creano la perfezione… un po’ come l’amore. Ogni cosa perfetta nasce da due elementi totalmente distinti. Dalle linee di tutti i modelli si possono notare molte contrapposizioni geometriche tra cerchi e cuori rispetto invece alle rette forti della radice quadrata che è il simbolo del marchio: il brand Racine Carrée, che significa proprio “radice quadrata”, nasce dalla doppia V del mio nome e cognome. Per diventare designer ho studiato, ma in realtà sono protodidatta nello schizzo e nell’elaborazione dei bozzetti. E poi, venendo da una famiglia da sempre dedita alla conceria, ho approfondito lo studio del pellame e soprattutto delle tecniche di calzata. Io personalmente mi interesso del controllo qualità all’interno della fabbrica: come è costruita scarpa all’interno, come è strutturata (ci sono 5 strutture diverse nella collezione). Tutti i modelli sono stati accuratamente rifiniti e scelti con pellame esotico, pitoni originali, alcuni pellami gioiello che ho fatto realizzare appositamente per me. E’ questo un po’ il mood di tutta la collezione.
Il pezzo a cui sei più legata? Io sono legatissima allo stivale con il tacco gioiello, perché è disegnato da me e realizzato con un mio stampo, in galvanica. Ma anche il modello con le piume perché un po’ mi rappresenta: qualcosa di frivolo, elegante, ma destinato ad una donna decisa, forte, che si distingue. E’ un prodotto di nicchia: voglio che la mia scarpa non perda lo stile e il glamour che la caratterizza.
Raccontami di Milano. La fiera è un’esperienza che ti forma. E’ un momento di incontro con tante realtà diverse, ma soprattutto di confronto: confronto con gli altri designer, con i buyer. Ti permette di renderti conto di tutte le difficoltà che i nuovi designer incontrano quando si lanciano nel mercato: non solo difficoltà finanziarie, ma anche difficoltà (soprattutto in Italia) nel lanciare e distribuire un prodotto. Milano la consiglio a tutti, perché come approccio è fondamentale, anche se oggi l’attenzione si sta spostando all’estero.

Progetti per il futuro o sogni nel cassetto? Aprire uno show-room monomarca a New York e a Londra.

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