appunti

Possiamo diventare professori, ma non smettiamo di essere alunni

C’è stato un tempo (sono abbastanza grande da averlo vissuto) dove sui social non c’erano i professori. Lo penso ogni volta che apro la sezione Ricordi di Facebook e resto interdetta davanti a episodi scolastici narrati con dovizia di particolari (talvolta nomi, cognomi, foto, disegni) dalla me studentessa di diversi anni fa. Rivedo me e le mie compagne di classe taggarci presso la scuola indicata con il geotag di un carcere, ci vedo sommerse dai dizionari di greco e latino, dalle calcolatrici-queste-sconosciute (ciao Varriale, se stai leggendo), o immortalate nell’atto di dare fuoco ad una pagina del nostro libro di storia. Resto basita da quanto fossi spudorata, all’epoca, a non censurare nessuno di questi ricordi… ma, dopotutto, quello era il tempo in cui sui social non c’erano i professori.
Ora i professori siamo noi.

E proprio ora non posso fare a meno di pensare a quanto fosse bella la condizione di studente, quanto fosse appagante ascoltare chi avesse qualcosa da insegnarmi ogni giorno. Oggi, invece, i professori siamo noi, e nel diventarlo (o nel dimostrare di esserlo diventato) ci dimentichiamo di continuare ad essere studenti. Facciamo a gara a chi sa già tutto, a chi sa come stanno veramente le cose. Abbiamo sempre opinioni originali e non ci prendiamo neanche la briga di ascoltare quelle degli altri: le sentiamo, ma non per accoglierle: per rispondere con un’opinione ancora più rivelatoria. Esperti di ogni branca dello scibile umano, minimizziamo il fatto che per essere bravi in qualcosa ci vuole il tempo e lo studio necessari, ma soprattutto ci vuole umiltà.
Pensiamo di essere arrivati (ma dove?), e ripetiamo come un mantra “se sono dove sono ora (ma dove?), lo devo solo a me” come se questo fosse possibile. Quando abbiamo dimenticato di aver avuto dei maestri? Quando abbiamo deciso che non avevamo più nulla da imparare? Quando abbiamo iniziato a pensare di poterci sostituire agli esperti, ai ricercatori, a chi ha votato la propria vita alla conoscenza, per quanto parziale, di una disciplina? In altre parole, quando abbiamo smesso di essere alunni?
Ci penso ora, ora che sono tornata al liceo anche se dall’altro lato della cattedra: un posto dove interrogazioni, esami, compiti in classe e verifiche a sorpresa è la vita che li sottopone a me, giorno dopo giorno. Ed è stato proprio quando hanno cominciato a chiamarmi prof che ho riscoperto in me un’alunna sempre giovane.
E penso che possiamo anche diventare professori, ma non possiamo e non dobbiamo mai smettere di essere studenti. Che puoi lasciare la scuola, ma la scuola – se glielo permetti – non lascerà mai te.

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