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Micol Olivieri e le donne della sua vita

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Questo libro è – essenzialmente – un regalo. Quello di una ragazza: romana, ventitreenne, attrice ma anche e soprattutto moglie, mamma, figlia, nipote e bisnipote. Alle sue donne, quelle che le hanno tramandato i valori più antichi e sani ma anche quelle a cui sarà lei stessa a tramandare qualcosa. Un regalo appunto.

Lei è Micol Olivieri e Le donne della mia vita è il suo primo libro, edito da Graus Editore, diretto da Roberta Beolchi, e dedicato ad Arya, sua figlia. Racconta – mi spiega una dolce ma forte Micol a Villa Diamante prima di Luxury in Summer – la storia della sua bisnonna, di sua nonna, di sua madre e di sua zia, che sono state per quattro generazioni in Libia e in Nord Africa da italiane, finché, durante la seconda guerra mondiale, non sono arrivate per la prima volta in Italia, terra natìa ma a loro del tutto sconosciuta, e in particolare a Napoli. Ecco perché Micol, nata a Roma, si dichiara napoletana all’80% e fortemente legata a questa terra.
Quella che ha trasferito in queste pagine è una storia di donne, dunque, ma donne forti. Che si sono trovate, spesso da sole, a mandare avanti la loro vita, a dover crescere i loro figli, trasmettendo loro quei valori importanti e soprattutto l’amore che lei intende a sua volta trasmettere a sua figlia (2 anni a ottobre n.d.r.). Tra l’altro – ride – in famiglia c’è questa tradizione: tutte le primogenite sono donne. Con la nascita di Arya – nome di origine sanscrita che vuol dire “nobile”, scelto per il senso di libertà che evoca – lei e tutte le sue donne si sono volute regalare questo libro.
L’idea è stata della nonna: voleva scrivere una storia, la sua, e voleva lasciare qualcosa nel tempo; ma dai racconti della mamma, è venuto fuori che la stessa Micol da piccola diceva che le sarebbe piaciuto diventare scrittrice per essere ricordata, perché i libri – mi sussurra – un po’ sono immortali.
Eppure lei, cresciuta tra i set televisivi – Cesaroni in primo luogo che ricorda come scuola professionale e di vita ma anche Il Veterinario in cui aveva come papà un certo Gigi (Proietti n.d.r.) mostro sacro della recitazione -, vuole continuare a fare l’attrice, proseguire per la sua strada intrapresa fin da bambina, non credendo affatto di essersi persa qualcosa durante il cammino, ma anzi, di averci guadagnato parecchio. Come? Organizzandosi per conciliare le due vite, quella sul set e quella vera, e tenendo sempre presente ciò a cui non potrebbe mai rinunciare, ciò intorno a cui ruota tutta la sua vita.
Un amore a tutto tondo: per il proprio marito, per la propria figlia, per le sue donne, per la vita e per il lavoro.

 

 

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